Santo Padre, la
ringraziamo dal profondo del cuore, per averci fatto il dono più grande per il
Settantesimo anniversario di fondazione delle Acli, quello di poterla
incontrare. Eccoci, siamo qui, con una piccola rappresentanza della nostra
associazione proveniente da tutta Italia e dall'estero e ci stringiamo attorno
a Lei con grande affetto, gioia e riconoscenza.
Le Acli sono presenti
nelle grandi aree urbane così come nella provincia italiana fin nei piccoli
centri. In questi territori spesso incontrano quelle periferie sociali verso
cui è rivolta in particolare la sollecitudine pastorale della Chiesa. Sulle
orme di milioni di nostri concittadini che cercavano un futuro le Acli si sono
sviluppate anche all'estero, nei Paesi di più forte emigrazione italiana, come
la sua Argentina. E’ per questo che sentiamo come una ferita anche nostra le
attuali sofferenze e tragedie che colpiscono i migranti al confine meridionale
dell'Italia e dell'Europa.
“Cristiani” e “lavoratori”:
sono i tratti distintivi delle Acli. Intendiamo continuare ad essere una
presenza evangelizzatrice nel mondo del lavoro e nella società, pronti ad
affrontare le nuove sfide che i cambiamenti impongono. Nei nostri settant'anni
di storia abbiamo condiviso il cammino per il riscatto sociale e l'acquisizione
dei diritti di cittadinanza dei lavoratori. Oggi siamo impegnati a promuovere
una nuova cultura del lavoro, improntata ai principi della Dottrina sociale
della Chiesa, in un’epoca in cui, come Lei ha ricordato nel discorso al
Parlamento europeo, «è necessario ridare dignità al lavoro». Un lavoro dignitoso
garantisce un futuro per la propria famiglia e per i propri figli: non crediamo
che sia una richiesta assurda.
E non possiamo nemmeno
tollerare che oggi, soprattutto ai più giovani, sia offerto un “lavoro povero”,
precario, mal remunerato, illegale: puro sfruttamento che nemmeno garantisce un’esistenza
decorosa.
Per questo l'impegno
delle Acli per il lavoro si incrocia, in questi tempi di crisi profonda, con
quello del contrasto al progressivo impoverimento dei ceti medi lavoratori,
delle famiglie e, insieme, alla lotta alla povertà. Un italiano su dieci, sei
milioni di cittadini, sono al di sotto della soglia di povertà assoluta. La
diminuzione dei redditi da lavoro, per chi li ha ancora, i tagli allo stato
sociale, alle pensioni, alla sanità, prospettano una società che nei prossimi
anni vedrà i pochi ricchi accrescere le loro ricchezze ed una maggioranza, un
intero popolo, di poveri. Abbiamo promosso, insieme a molte altre associazioni
laiche e cattoliche, l'”Alleanza contro la povertà” per
mettere un argine a questo inaudito aumento delle disuguaglianze, per proporre
uno strumento di inclusione sociale che sostenga chi è in difficoltà, per non
lasciare nessuno escluso. Le affidiamo, Santo Padre, la sofferenza del popolo
delle Acli, che ben riflette quello della nazione, prostrata, in particolare
nel Mezzogiorno d'Italia e fra i ceti sociali più deboli, da anni di
prioritaria attenzione ai bilanci invece che alle persone.
Tuttavia guardiamo al
futuro con fiducia e speranza, con la gioia del Vangelo, determinati ad andare
controcorrente di fronte alle difficoltà e alla delicatezza dell'attuale
momento storico; determinati a dialogare con tutti gli uomini e le donne di
buona volontà nel servizio ad una vita dignitosa per tutti. Ci proponiamo di
essere sempre più un’Associazione di laici cristiani con le porte aperte, parte
di «una Chiesa “in uscita”1» che annuncia a tutti il Vangelo di
Nostro Signore Gesù Cristo. Un'Associazione che costruisce legami di comunità
sui territori; che forma laici cristiani e li prepara ad assumersi delle
responsabilità nella società e nella politica, che guarda fuori da se stessa
per farsi capire e formulare proposte concrete, a servizio della comunità
civile e della Chiesa.
Molte cose sono mutate
in questi settant'anni. Le Acli si rinnovano e cambiano per rispondere al
meglio ai nuovi bisogni sociali, anche attraverso la nostra rete dei Servizi al
cittadino. Ma rimane immutata la nostra anima associativa che ci fa essere
fedeli ai lavoratori, alla democrazia, alla Chiesa. E che in questo tempo ci fa
individuare nell’attenzione alle disuguaglianze la chiave di una lettura
popolare della storia, illuminata dall'esperienza di fede, vissuta nella
comunità cristiana, e fortificata dall'esempio di coloro che, come monsignor
Oscar Romero, hanno dato la vita per i poveri e per il Vangelo.
A nome di ciascun
presente, a nome di ciascuna donna e di ciascun uomo, che a vario titolo
compongono la realtà associativa delle Acli, desidero dire con commozione, con
gioia, con riconoscenza: Grazie Papa Francesco, le Acli Ti vogliono bene!
1. Francesco, Esort. ap. Evangelii gaudium, n. 46.
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