sabato 27 luglio 2013

REIS: se si vuole, si può



La proposta Acli – Caritas per un Reddito per l’inclusione sociale contiene elementi di grande importanza offerti al dibattito pubblico.
Innanzitutto una notazione di contesto:  il 5,2% di famiglie vive al disotto della povertà assoluta – non è cioè in condizione (definizione dell’Istat) di raggiungere standard nutrizionali adeguati, vivere in un’abitazione con un minimo di acqua calda ed energia, potersi vestire decentemente e così via.
Di fronte ad un problema sociale così diffuso Acli e Caritas propongono un “patto aperto contro la povertà”, perché il problema della povertà è – per sua stessa natura e per le dimensioni assunte – un problema di tutti gli attori in campo: dello Stato come degli Enti locali e dei corpi intermedi.
Nel merito la misura prevede in un periodo di transizione di 4 anni, di integrare gli introiti delle famiglie in stato di necessità, con un supplemento mensile pari alla differenza tra il proprio reddito e la soglia Istat della povertà assoluta. Ma non si tratta di semplice erogazione di denaro. Accanto al contributo economico, ci si preoccupa di creare le condizioni per uscire dalla marginalità: i familiari inoccupati riceveranno ad esempio l’aiuto dei centri per l’impiego anche per un percorso formativo e motivazionale, incentivando il processo della ricerca di un lavoro, grazie all’acquisizione di strumenti ed informazioni che li aiutino nella preparazione professionale. Perché più nessuno debba sentirsi  escluso, tantomeno per questioni economiche.
L’intervento proposto da Acli e Caritas ha anche il pregio di dire con chiarezza che le risorse non vengono dal cielo, ma che tuttavia se si vuole è possibile trovare gli stanziamenti necessari. In particolare s’individua un mix di misure di riduzione/o riordino della spesa pubblica e di incrementi di imposizione fiscale sui quali si ritiene possibile intervenire.

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