lunedì 25 maggio 2015

Acli in udienza: Saluto del Presidente Gianni Bottalico al Santo Padre



Santo Padre, la ringraziamo dal profondo del cuore, per averci fatto il dono più grande per il Settantesimo anniversario di fondazione delle Acli, quello di poterla incontrare. Eccoci, siamo qui, con una piccola rappresentanza della nostra associazione proveniente da tutta Italia e dall'estero e ci stringiamo attorno a Lei con grande affetto, gioia e riconoscenza.

Le Acli sono presenti nelle grandi aree urbane così come nella provincia italiana fin nei piccoli centri. In questi territori spesso incontrano quelle periferie sociali verso cui è rivolta in particolare la sollecitudine pastorale della Chiesa. Sulle orme di milioni di nostri concittadini che cercavano un futuro le Acli si sono sviluppate anche all'estero, nei Paesi di più forte emigrazione italiana, come la sua Argentina. E’ per questo che sentiamo come una ferita anche nostra le attuali sofferenze e tragedie che colpiscono i migranti al confine meridionale dell'Italia e dell'Europa.

“Cristiani” e “lavoratori”: sono i tratti distintivi delle Acli. Intendiamo continuare ad essere una presenza evangelizzatrice nel mondo del lavoro e nella società, pronti ad affrontare le nuove sfide che i cambiamenti impongono. Nei nostri settant'anni di storia abbiamo condiviso il cammino per il riscatto sociale e l'acquisizione dei diritti di cittadinanza dei lavoratori. Oggi siamo impegnati a promuovere una nuova cultura del lavoro, improntata ai principi della Dottrina sociale della Chiesa, in un’epoca in cui, come Lei ha ricordato nel discorso al Parlamento europeo, «è necessario ridare dignità al lavoro». Un lavoro dignitoso garantisce un futuro per la propria famiglia e per i propri figli: non crediamo che sia una richiesta assurda.

E non possiamo nemmeno tollerare che oggi, soprattutto ai più giovani, sia offerto un “lavoro povero”, precario, mal remunerato, illegale: puro sfruttamento che nemmeno garantisce un’esistenza decorosa.

Per questo l'impegno delle Acli per il lavoro si incrocia, in questi tempi di crisi profonda, con quello del contrasto al progressivo impoverimento dei ceti medi lavoratori, delle famiglie e, insieme, alla lotta alla povertà. Un italiano su dieci, sei milioni di cittadini, sono al di sotto della soglia di povertà assoluta. La diminuzione dei redditi da lavoro, per chi li ha ancora, i tagli allo stato sociale, alle pensioni, alla sanità, prospettano una società che nei prossimi anni vedrà i pochi ricchi accrescere le loro ricchezze ed una maggioranza, un intero popolo, di poveri. Abbiamo promosso, insieme a molte altre associazioni laiche e cattoliche, l'”Alleanza contro la povertà” per mettere un argine a questo inaudito aumento delle disuguaglianze, per proporre uno strumento di inclusione sociale che sostenga chi è in difficoltà, per non lasciare nessuno escluso. Le affidiamo, Santo Padre, la sofferenza del popolo delle Acli, che ben riflette quello della nazione, prostrata, in particolare nel Mezzogiorno d'Italia e fra i ceti sociali più deboli, da anni di prioritaria attenzione ai bilanci invece che alle persone.

Tuttavia guardiamo al futuro con fiducia e speranza, con la gioia del Vangelo, determinati ad andare controcorrente di fronte alle difficoltà e alla delicatezza dell'attuale momento storico; determinati a dialogare con tutti gli uomini e le donne di buona volontà nel servizio ad una vita dignitosa per tutti. Ci proponiamo di essere sempre più un’Associazione di laici cristiani con le porte aperte, parte di «una Chiesa “in uscita”1» che annuncia a tutti il Vangelo di Nostro Signore Gesù Cristo. Un'Associazione che costruisce legami di comunità sui territori; che forma laici cristiani e li prepara ad assumersi delle responsabilità nella società e nella politica, che guarda fuori da se stessa per farsi capire e formulare proposte concrete, a servizio della comunità civile e della Chiesa.

Molte cose sono mutate in questi settant'anni. Le Acli si rinnovano e cambiano per rispondere al meglio ai nuovi bisogni sociali, anche attraverso la nostra rete dei Servizi al cittadino. Ma rimane immutata la nostra anima associativa che ci fa essere fedeli ai lavoratori, alla democrazia, alla Chiesa. E che in questo tempo ci fa individuare nell’attenzione alle disuguaglianze la chiave di una lettura popolare della storia, illuminata dall'esperienza di fede, vissuta nella comunità cristiana, e fortificata dall'esempio di coloro che, come monsignor Oscar Romero, hanno dato la vita per i poveri e per il Vangelo.

A nome di ciascun presente, a nome di ciascuna donna e di ciascun uomo, che a vario titolo compongono la realtà associativa delle Acli, desidero dire con commozione, con gioia, con riconoscenza: Grazie Papa Francesco, le Acli Ti vogliono bene!


1. Francesco, Esort. ap. Evangelii gaudium, n. 46.

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