Nelle indagini e nelle
statistiche ufficiali sullo sviluppo, sul lavoro e la qualità della vita, la
regione Campania oggi più che mai occupa stabilmente tutte le posizioni di
coda. La recente ricerca della Formazione Quadri del Terzo Settore sul
Benessere Equo e Sostenibile traccia un quadro allarmante: i cittadini
della nostra regione risultano i più poveri, i meno istruiti, i più fragili nei
confronti dell'accesso alla salute, alla conoscenza, alla sicurezza.
Per l'Istat, la somma del
numero dei poveri in termini assoluti di tutte le regioni del centro nord,
eguaglia quasi quello della nostra regione - la regione più “giovane” d'Italia
- ma le stesse analisi sulle nuove povertà evidenziano come proprio tra le
giovani generazioni l'incidenza del fenomeno dell'impoverimento stia aumentando
in modo esponenziale.
In Campania, quella crisi non
semplicemente economica, ma ambientale, democratica e di “felicità”, ha trovato
casa. Non tanto per la lunga sequela di record negativi - maggior numero di
detenuti residenti in regione, maggior numero di poveri, maggior numero di
tumori, di drop-out della scuola ecc.. - quanto perché quello che emerge con
evidenza allarmante, è la mancanza di prospettiva e di fiducia, ovvero di
capacità di agire e di reagire. Per la prima volta nella storia
di questo paese, i figli hanno prospettive di futuro più incerte dei padri, non
credono nella politica, non credono nell'istruzione, nel lavoro, nella cultura.
L'indagine della Formazione
Quadri del Terzo Settore chiede: “rispetto ai fattori di benessere che nella
tua vita sono meno soddisfatti (salute, istruzione e cultura, paesaggio,
ambiente...) se tu avessi la possibilità di governare, quanto spenderesti, da 1
a 100 milioni di euro, per investire nel loro sviluppo?” Ebbene, i cittadini
campani non investirebbero 1 euro, per cambiare la propria situazione.
Da quando la Regione Campania
cominciò - tra le prime in Italia - a lavorare per un'infrastrutturazione
regionale ed una rete di servizi per le politiche sociali, ad oggi, è tramontato il tempo e lo spirito della Legge
Regionale sulla Dignità.
Non solo per la costante
riduzione delle risorse ma altresì per l’evidenza di politiche di welfare
pensate solo per i più deboli, rinnegando così l’idea forte del benessere
sociale attore dello sviluppo delle comunità. Mentre La Regione chiede ai
comuni di investire 7 euro procapite per sostenere le politiche sociali, non
prevede nel suo bilancio un pari stanziamento di risorse proprie per il welfare
territoriale, per le politiche culturali, il diritto allo studio, affermando così
un'idea di governo prettamente amministrativa e sempre meno sociale, culturale,
economica, politica.
Criminalità, soprusi,
squilibri e disuguaglianze nel nostro territorio sempre più spesso si saldano
in una miscela venefica a danno della stessa sopravvivenza. II “biocidio”,
generato per mano di poteri occulti ed interessi economici enormi ha stravolto
i più elementari equilibri e relazioni tra potere, vita, libertà,
partecipazione. La cittadinanza organizzata in questi casi è spesso rimasta
l'unica difesa popolare attiva, protagonista di azioni di denuncia, riscatto,
proposta per riportare il “Patto Costituzionale” del Paese a rivivere nelle
azioni di solidarietà e ricostruzione dei diritti fondamentali.
In tale scenario le
organizzazioni del Terzo Settore spesso faticano a recuperare la propria
originale vocazione, sempre più strette tra il servizio e il bisogno, e rischia
di scivolare in secondo piano la capacità di rigenerare il tessuto della
coesione sociale e della cittadinanza attiva, vero motore per l'avanzamento dei
diritti civili e sociali del Paese.
Il confronto con le
istituzioni, dalle politiche sociali alla promozione della cultura, della
partecipazione e del benessere, deve ripartire dal ripristino di una simmetria
perduta tra poteri, libertà e democrazia al servizio delle comunità e della
dignità delle persone.
Ciò vale tanto quando si
tratta di affrontare le problematiche delle nuove povertà, quanto per arginare
- istituzioni e società organizzata insieme - la recrudescenza della violenza
mafiosa, il diffondersi dei fenomeni di intolleranza e razzismo, l'abbandono
delle famiglie e la solitudine delle persone non autosufficienti, la
dispersione scolastica, la fuga dei giovani cervelli dalla nostra regione per
mancanza di opportunità e punti di riferimento credibili.
C'è bisogno di ripartire da
un'azione di governo decisa, lungimirante e partecipata, che si alimenta con il
dibattito e nel confronto a tutto campo sulle politiche di sviluppo, partendo
dall'assunto che queste non possono essere separate da quelle di coesione
sociale, territoriale, di promozione civile e sociale. Si esce dalla crisi
investendo in cultura, istruzione, servizi, valorizzando il territorio e i beni
comuni. Non può esserci sviluppo economico se non si scommette fortemente sulla
dignità sociale e il recupero della legalità.
Va ripreso un confronto
autentico, programmatico, con il mondo della sussidiarietà, sull'idea di società e sviluppo per questa
nostra regione, e che non può limitarsi al solo ambito della semplificazione
burocratica che attanaglia il terzo settore e sembra tracciare un percorso ad
ostacoli verso l'interlocuzione e collaborazione con le istituzioni piuttosto
che promuovere il dialogo sociale.
Alcuni impegni prioritari per
le politiche sociali, il benessere e la riqualificazione del territorio
regionale
·
Riconvertire
l'1% della spesa regionale per le politiche sociali, riportare l'impegno in
questo settore nella media nazionale delle altre regioni e definire una quota
capitaria regionale;
·
Identificare
un sistema di integrazione al reddito come strumento di contrasto alla povertà
legato a percorsi di formazione, civismo, legalità, inserimento
sociolavorativo;
·
Passare
dalla centralità di sussidi e trasferimenti monetari allo sviluppo della rete
di servizi per le persone e famiglie, con particolare riferimento a quelli
legati alla non autosufficienza e alle condizioni di cronicità delle patologie;
·
Sostenere maggiormente le responsabilità genitoriali,
a partire da servizi concreti di cura, sostegno e socialità per l'infanzia
·
Rafforzare le politiche di prevenzione della devianza
giovanile, in particolare
attraverso la promozione della creatività giovanile, il contrasto del divario
digitale, il sostegno agli spazi di aggregazione socioculturale e lo sport per
tutti.
·
Attuare
programmi più significativi di edilizia ed housing sociale, promuovere la
residenza presso i municipi per i senza fissa dimora in modo da garantirgli
l'accesso ai servizi sociali e sanitari;
·
Adottare
un sistema di accreditamento regionale per il terzo settore snello ed efficace,
prevedendo la possibilità di offerta di servirzi regionali e di compensazione
intra-ambito; introdurre vincoli di destinazione delle somme erogate dalla
Regione ai comuni singoli o associati per l’attuazione di provvedimenti
sociali;
·
Costituire
un capitolo di spesa dedicato al sociosanitario ed emanare un sistema
tariffario delle prestazioni sociali in corrispondenza del catalogo dei
servizi;
·
Attuare
accordi e realizzare strumenti finanziari adeguati, di intesa con gli enti
locali, per la riduzione dei tempi di pagamento delle prestazioni sociali da
parte delle pubbliche amministrazioni
·
Promuovere,
anche attraverso la programmazione di risorse provenienti dai fondi strutturali
europei, strumenti di sostegno all’economia sociale; istituire un fondo
rotativo per la cooperazione sociale, l'associazionismo di promozione sociale
ed il volontariato.
·
Rafforzare
e rilanciare il servizio civile regionale, quale strumento di cittadinanza
attiva, formazione civica e impegno sociale per tutti i giovani residenti in
regione.
·
Dotare
di adeguata copertura finanziaria la legge regionale sull'immigrazione,
esercitare le normali funzioni e responsabilità della regione nelle politiche
di inclusione sociale, economica e culturale delle persone straniere presenti
in Campania;
·
Promuovere
l'accesso e la valorizzazione ad uso sociale dei beni confiscati alle mafie
rinnovando e rilanciando la legge regionale e attivando sinergie operative con
l'Agenzia Nazionale per i Beni Confiscati;
·
Varare
una legislazione che valorizzi e tuteli i Beni Comuni del territorio regionale,
a cominciare dalla risorsa idrica, secondo la volontà e gli indirizzi espressi
con il referendum del 2011;
·
Promuovere pratiche di gestione partecipata dei Beni Comuni del
territorio, coinvolgendo le organizzazioni del terzo settore e attivando
accordi con gli enti locali, prevedendo sistemi di incentivazione e sostegno a
progetti di riqualificazione, manutenzione e decoro urbano anche attraverso riduzioni o esenzioni di tributi inerenti al tipo di attività
poste in essere;
·
Rafforzare, anche attraverso
la programmazione dei fondi europei e la valorizzazione dei beni comuni,
interventi e progettualità di Agricoltura Sociale, mettendo a sistema i diversi
programmi di valorizzazione del territorio, del capitale umano di eccellenza e
di contrasto alla povertà e l'esclusione;
·
Abolizione dell’IRAP per le
organizzazioni di terzo settore.
Aderiscono al Forum del Terzo Settore della
Campania:
ACLI; ADA; ADICONSUM; ADOC; AGESCI;
A.G.C.I; AI.BI; AICS; ANCESCAO; ANCOS; ANOLF; ANPAS; ANTEAS; ARCI; ARCIRAGAZZI;
AUSER; CENASCA; COMPAGNIA DELLE OPERE; CSI; FEDERCONSUMATORI;
FEDERSOLIDARIETA'; FISH; LEGACOOPSOCIALI; LEGAMBIENTE; U.S. ACLI; UISP.
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